PROLOGO: Los Angeles,
California
Nella città degli angeli, il
bene ed il male si confondono, dando vita a strane ed affascinanti alchimie. Il
lusso e la corruzione vanno di pari passo, dalla povertà ci si può sollevare
con un solo colpo di benevola fortuna. La fortuna può essere gettata al vento
con uno sconsiderato colpo di testa.
La bellezza e la vanità
soffocano spontaneamente i moti sociali, tranne che in campagna elettorale. Los
Angeles è una città viva, per alcuni
è la sana vitalità della gioventù che scorre nelle sue vene, per altri la
vitalità di un tumore maligno…
All’uomo di nome Vittorio Corsoni, così come a tanti come
lui, importava che Los Angeles continuasse a vivere e basta. Il compito degli
eletti come lui era fare in modo che gli angeli continuassero a volare fra le
mille luci ed i milioni di anime del loro dominio.
Il crimine organizzato era
allo stesso tempo visibile e perfettamente mimetizzato. Dietro lo splendore di
locali e casinò si celavano una rigorosa spartizione del territorio ed una
costante guerriglia ‘sotterranea’. Attaccare le proprietà del rivale era
considerato un gravissimo atto di disonore, un danno inutile al turismo e
quindi agli affari.
I problemi si risolvevano in
modi più ‘tradizionali’, con l’eventuale eliminazione diretta dell’avversario.
Vittorio Corsoni non credeva
che, dopo essere arrivato dov’era, qualcuno avrebbe osato aggredire i suoi
interessi. Ma era successo.
E i responsabili dovevano
pagare, l’esempio doveva essere così eclatante da rendere chiaro che non ci
sarebbe stato più un altro tentativo del genere.
Vittorio Corsoni sorrise,
mentre dal suo ufficio, attraverso la parete di vetro, osservava le vette di
Los Angeles. Sì, l’avrebbe pagata cara questo
MARVELIT presenta
Episodio 2- Pubbliche Relazioni
Redazione del L.A. Wings
“Non posso nasconderlo,
giovanotto: è un’idea intrigante.
Anche se abbiamo avuto la nostra porzione di eroi, a cominciare dalla prima
formazione dei Campioni, e anche tenendo conto del recente ritorno dei
Vendicatori della Costa Ovest, il pubblico è sempre affamato di storie delle
Meraviglie.
“E devo dire che cercare di
narrare di questo nuovo Night Shift dall’interno, come un corrispondente di
guerra…be’, aiuterebbe non poco a diventare il primo quotidiano della città e
dintorni.” La mano sfogliò le foto scattate dalle telecamere di sicurezza, foto
che mostravano l’assalto ai furgoni portavalori di Vittorio Corsoni della notte
prima[i]: erano
perfettamente riconoscibili alcuni dei componenti del Night Shift, la strana
banda di supercriminali intenta a combattere il crimine.
Per un po’, il NS era sparito dalla
scena, apparentemente smembrato, ed i suoi componenti si erano di nuovo
dedicati al crimine ai danni della popolazione civile. Solo di recente, alcuni
di loro erano stati arrestati dal Ragno
Rosso, per evadere poco tempo dopo grazie sicuramente ai loro complici.
Perché avevano deciso di
riprendere la loro prima attività? E poi quel loro membro nella foto, non era
forse lo stesso Fantasma che era
stato ucciso dal Flagello anni prima[ii]?
Si potevano dire diverse cose
di R.L. Blitzky, a partire dal fatto
che era arrivato alla sua posizione macinando gli avversari come un tritasassi.
Uomo di pochi scrupoli, aveva anche il raro dono di sapere cogliere gli indizi
per una buona notizia. Sotto la sua guida, il Wings era uscito dal dubbio ruolo di tabloid, per diventare il
terzo quotidiano cittadino a tempo di record -con Blitzky, Harold Howard aveva
investito bene i suoi soldi.
Blitzky, un uomo giovane per
la sua posizione -quaranta anni portati bene, capelli biondi ancora folti e
senza un filo di grigio, volto abbronzato tutto l’anno e fisico sportivo- fissò
intensamente l’uomo dall’altra parte della scrivania. Per lui, era praticamente
un ragazzino, anche se oggettivamente non lo era; abbigliamento molto casual,
dai colori neutri, abbinati alla capigliatura castana, Buck Cowan dava più l’impressione di essere pronto ad elemosinare
un lavoro piuttosto che a proporne uno, e per giunta interessante.
“Io non guardo in faccia alle
referenze, Cowan: quelle sono cazzate, allori su cui troppi sedicenti cronisti
si adagiano per avere contratti di lusso. Tu dici di potere preparare una
colonna dedicata al Night Shift, allora fallo. Annotati pure i centesimi dati
in elemosina ai barboni, se vuoi, ma ricorda: il rimborso e la paga arriveranno
solo a fronte di articoli, non prima. Se molli sono affari tuoi.”
Cowan annuì -era noto che con
questo sistema, fra le altre cose, Blitzky aveva rimesso a posto le dissestate
finanze del Wings. Meritocrazia allo
stato puro, chi non produceva riceveva un bel calcio nel sedere. “Affare fatto,
R.L. Ci vediamo sui fumetti.”
Cowan
uscì tutto pimpante dalla stanza del capo. Aveva già in mente il titolo della
colonna: ‘Dark Matters’. I mezzi li aveva, ora si trattava solo di trovare il
Night Shift. E aveva già un’idea di dove iniziare…
Villa Folssom, Valle delle
Ombre, la costa di Los Angeles
“Continuo a pensare che non
sia stato molto saggio esporci così platealmente al pubblico ed al nemico.”
L’uomo che pronunciò queste parole era un individuo di mezza età, calvo, con un
paio di larghi occhiali a montatura tonda, vestito con un completo anonimo. “Di
fatto, siamo tutti ricercati. Prima o poi…”
“Hai detto bene, Tick-Tock,” lo interruppe la voce
maschile, mescolata al suono della doccia, dalla porta chiusa. “Prima o poi
saremmo diventati di dominio pubblico: meglio rendere chiara subito la nostra
presenza ed il nostro target, piuttosto che lasciare che i media giochino a
seminare equivoci. Come ho già detto, noi la popolazione civile non dobbiamo
toccarla; sono i criminali che ci interessano.” Il getto della doccia si fermò
L’omino scrutò meccanicamente
il suo orologio -una banale cipolla placcata d’oro, ma che lui usava per
focalizzare il proprio potere mutante di scrutare in ogni possibile linea
temporale nell’arco di sessanta secondi. Poteva sembrare cosa da poco, ma ben
pochi potevano permettersi una simile visione d’insieme e mantenere una
stabilità mentale…
Tick-Tock esaminò il prossimo
minuto dal momento in cui il capo del Night Shift aveva fermato la
doccia…eppure, non riuscì materialmente a vedere il volto di colui che ora
incarnava il nuovo Fantasma. C’era come una…nebulosità, al posto del corpo del
loro capo.
T.T. rabbrividì.
Villa Folssom poteva mettere i
brividi, ma almeno il suo fondatore, il defunto proprietario della defunta Anvil Production, si era assicurato che
non mancasse niente per intrattenere i suoi ospiti. Inclusa un’attrezzata
palestra.
“Non sarà del Pericolo la
stanza…” disse un uomo in un costume blu e rosso, con una maschera a foggia di
teschio, mentre si esercitava su un set di parallele.
“…Ma fa sparir la panza,”
concluse un identico individuo intento a fare le stesse manovre, come se uno
dei due Fratelli Grimm fosse lo
specchio dell’altro.
“Non so cosa sia più
irritante, di voi due: le vostre rime o il vostro vizio di tirarle fuori ad
ogni minima occasione,” disse la donna di nome Falena, intenta a cercare di mettere almeno una mano addosso alla
sua antagonista, l’esotica e letale Dansen
Macabre. La seconda poteva essere immateriale, per l’agilità dei suoi
movimenti. A suo confronto, chiunque era goffo e rozzo.
Quel balletto era il suo
tentativo di Sybil Dvorak di provare che Dansen era sopravvalutata. E stava
scoprendo a sue spese che era lei ad essersi sopravvalutata. E lo odiava. E
odiava prestare orecchio alla parlantina dei Grimm!
“Vuoi una mano per il tuo
dilemma? Potrei stupirti,” fece Grimm 1. “E senza tema di smentirti,” concluse
Grimm 2
“Faccio da sola!” esclamò la
mutante, stendendo le braccia in avanti: sotto il suo controllo, le fibre del
suo costume divennero un viluppo degno della ragnatela dell’Uomo Ragno.
Una mossa che Dansen Macabre
aveva ampiamente previsto. Le bastò fare un salto verso l’alto, per mettersi al
sicuro. E ancora a mezz’aria, si prodigò velocemente in una serie di figure,
accentuate dalle nere spirali sospese intorno al suo corpo.
Falena fece l’errore di
guardare la sua avversaria. E in un attimo, fu finita. I suoi occhi si
annebbiarono, e lei crollò in avanti, svenuta.
Dansen atterrò leggera come una
foglia. “Quando si risveglierà, evitate di parlarle,” suggerì ai Grimm, che
risposero con un identico cenno d’intesa.
Il Fantasma entrò nel salone
principale, la loro sala riunioni. Lì trovò Tatterdemalion;
lo ‘straccione’, con un costume intonato al suo nome, era intento a tracciare
un evidenziatore su una mappa della città, che occupava l’intera parete.
All’ingresso del capo, si interruppe e si voltò. “Grazie ai dati di Lucciola, ho predisposto i prossimi
bersagli di proprietà Corsoni. Sei sicuro di volere proseguire su questa
linea?”
“Assolutamente. Inutile
coalizzare i vari boss locali attaccando a casaccio. Corsoni è uno dei più
importanti: gli altri staranno a guardare, mentre lui dovrà impegnarsi per
trasmettere un’immagine di forza. Dopo che avremo finito con lui, i suoi
‘colleghi’ saranno troppo impegnati a spartirsi quello che rimarrà dei suoi
possedimenti. A quel punto, ci lavoreremo il prossimo. Allora, quale credi sia
l’obiettivo più promettente?”
Tatterdemalion puntò uno dei
cerchi. “Il Baccus’ Delight, proprio
fuori dal confine. Nel Nevada. I Corsoni hanno qui il loro caveau: becca quello
e gli strappi tutta l’attrezzatura, non so se mi spiego.”
“Allora prepariamoci a fare un
po’ i turisti...hm?” il Fantasma si irrigidì. Il suo sguardo si spostò verso la
finestra. “Sembra che abbiamo visite, finalmente. Vediamo un po’ come se la
cava la nostra prima linea di difesa.”
“Non hai intenzione almeno di
avvertirli?”
“Sarebbe
un test poco efficace, altrimenti. Non credi?”
Seduta sulle scale del portico,
stava una ragazza, 15 anni, il più giovane acquisto del gruppo. Sembrava una
versione dark di Madonna dei tempi di ‘Like a Virgin’, con tanto di croce al
collo, occhi ombrettati ad arte e calze a rete smagliate. Il suo nome, il nome
che conosceva da sempre, era Lucciola.
Lucciola si tolse la sigaretta
dalle labbra giusto il tempo di bersi un’altra sorsata di Coca. Posò la lattina
sullo scalino, guardò la sigaretta, e con un gesto apparentemente casuale, la
fece schizzare verso l’alto.
Una mano impellicciata emerse
da dietro l’albero e la afferrò al volo.
“Come facevi a sapere che ero
qui?” disse il secondo nuovo acquisto del gruppo -una ragazza sui 18 anni,
formosa, slanciata ma robusta. Il suo abbigliamento consisteva di un due pezzi
ampio e sbrindellato. Il suo volto era umano, ma le sue zanne, gli occhi verdi
e le lunghe orecchie appuntite, oltre alla pelliccia grigiastra, parlavano di
un altro retaggio. Il suo meritato nome era Lupa,
ed era una mutata.
Lucciola fece spallucce. “Me
lo hanno detto loro.”
“..?”
La ragazza guardò oltre la sua
compagna di squadra. Ai suoi occhi, la foresta della Valle delle Ombre, cupa
anche quando il Sole riusciva a farsi largo fra le fitte fronde, era un arazzo
di bioenergie dei più incredibili colori. E in mezzo a quei colori vagavano gli
spiriti degli esseri umani che avevano qui perso la vita per propria mano o per
mano di qualcun altro. Quelli le apparivano esattamente come erano nel momento
della loro morte, orrendi fantasmi mutilati, tristi, maniacali, belli e brutti
-un campionario che non le faceva più alcuna paura, ormai.
Lucciola sorrise. “Tanti
bambini crescono con i loro amici immaginari. Io sono cresciuta con i morti. Li
attiravo a me come lucciole, ed io sono attratta da loro come una lucciola. È
così che fui battezzata dai Morlock che mi avevano adottato.” Vide lo spirito
di un ragazzo senza un occhio attraversare Lupa, che rabbrividì.
Lupa si accosciò davanti alla
mutante. “Come mai tutta sola? Non ti mangiamo mica…” ma il suo mezzo sorriso
sembrava dire altrimenti.
“E con chi credi che possa
parlare? Con l’Ago? Un po’ troppo
maturo per me. I Grimm mi fanno venire voglia di prenderli a calci. Dansen
sembra vivere su un piedistallo. La Falena ha un carattere che ci può
sciogliere il metallo. Fra tutti gli altri…insomma, ci siamo capiti.” Altra
sorsata di Cola.
Lupa non poteva dire di
conoscere questa ragazzina…ma le piaceva. Non era una squilibrata, ma aveva
imparato a convivere con la morte. Per ora era solo un’adolescente ribelle, ma
con la giusta guida sarebbe diventata qualcuno…e l’importante era non lasciarla
da sola.
“Non sei di guardia, Fida?”
chiese Lucciola.
“Ci pensano i miei Lupi Neri.
Un branco avrà pure i suoi vantaggi, no? Piuttosto, cosa ti ha spinto ad
accettare di unirti a questa banda?”
“Era la migliore alternativa a
vivere nelle fogne: nel Morlockworld si stava bene solo fino a quando non erano
arrivati i Marauders. Dopo il
massacro sono stata una vagabonda, campavo di scarti…almeno, con voi sto
facendo dei soldi niente male. E continuerò a farne fino a quando non sarò
sicura di essermi sistemata per questa e le prossime due o tre vite. E tu? Che
scusa hai? La pappa per i tuoi cuccioli? Devono mangiare un bel casino.”
“Mi credi se ti dico che di me
non so un bel nulla? Il primo ricordo che ho è di essere in una specie di zoo,
in mezzo ad una foresta, insieme ai Lupi Neri. E il Fantasma stava dall’altra
parte delle sbarre, offrendomi di restare lì o di seguirlo. Indovina cosa ho
scelto…” Le sue orecchie vibrarono. “Hmm, è arrivata gente. Scusami.” Scattò in
piedi e in un attimo fu via di corsa, a passi felpati.
Lucciola non compatì per un
attimo il disgraziato che volesse entrare nel loro territorio…
OK, era un tiro bello lungo,
ma quale posto migliore di questo, per iniziare a cercare la banda più
tenebrosa della città? Sperò solo che non dovesse finire con questi come con il
‘caro’ Jack[iii], a
girare mezzo mondo in certe imprese da farti invecchiare prematuramente, per
poi finire con un pugno di mosche. Il suo libro sul mannaro era rimasto nel cassetto,
ma si sarebbe rifatto con questi qui, oh sì!
Buck fermò la sua utilitaria
davanti al cancello della Valle delle Ombre. Questo posto era l’equivalente di
un museo, protetto da un sacco di leggi sulla conservazione dei beni culturali.
Anche se ciò non ne aveva impedito il progressivo decadimento, da quando il
budget dello Stato della California si era alquanto ridotto, tutto sembrava
ancora com’era il giorno in cui il vecchio Folssom si impiccò nel suo salotto.
Buck spense il motore e scese
dalla macchina. Si avvicinò al cancello.
La serratura era arrugginita,
sicuramente marcia. In compenso, il cancello era tenuto chiuso da una robusta
catena ed un lucchetto bene oliato.
Buck scosse le spalle mentalmente
-obbe’, ne aveva passate di peggiori di un cancello chiuso, no?
Si arrampicò sul cancello. Gli
costò non poca fatica, ma era anche per quello che non indossava mai un abito
buono: si accordava male con le rendite del suo lavoro.
Dio volendo, riuscì a superare
il cancello. Si lasciò cadere dall’altro lato. Ebbe giusto il tempo di
congratularsi con sé stesso…prima di venire scaraventato a terra! Buck sentì
metà delle proprie ossa scricchiolare pericolosamente sotto l’impatto. Cercò
disperatamente di capire cosa stesse succedendo, ma si vide solo un paio di
braccia molto pelose addosso.
E soprattutto una tremenda
chiostra di zanne ad un passo dalla sua faccia!
“Bel cagnolino..?” pigolò lui.
Gli era capitato di trovarsi vicine le zanne di Licantropus, ma questo era ben altro discorso!
Alla creatura nera bastò
semplicemente ringhiare per tenerlo buono. Buck chiuse gli occhi ed iniziò a
pregare per la sua anima, quando udì una voce femminile dire, “Bene bene bene,
è forse arrivata la vostra cena, piccoli miei, o questo signore ha un’altra
scusa per essere qui?”
Buck aprì gli occhi, voltando
lo sguardo verso quella voce, e incontrando una creatura a suo modo molto
bella. “Non sono della Polizia o roba del genere. Mi chiamo Buck Cowan. Sono un
giornalista free-lance. Non mi faccia mangiare!”
La femmina non disse nulla, ma
fece un cenno con la testa al licantropo(?), che si staccò da Buck. Un grato
giornalista si mise seduto -la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata di
comprarsi una bella dose di Gerovital, questa cosa gli era costata altri venti
anni di vita!
“Io mi chiamo Lupa, Mr.
Cowan.” La femmina si accosciò accanto a lui. “E so che lei sta dicendo la
verità. Lei è qui per..?”
“Il Night Shift,” disse lui,
prontissimo. “O almeno la sua nuova incarnazione…se lei è un membro,
s’intende.”
Lupa annuì. “Lo sono.” Si alzò
in piedi e gli offrì un arto a metà strada fra una mano ed una zampa.
“Coraggio, venga. Deciderà il capo cosa fare di lei.”
Lui non si sentì affatto
rassicurato, ma prese la mano…e fu tirato su come un bambolotto. “Ouch.”
I
due entrarono nella foresta, seguiti da un cerchio di lupi.
“Una colonna dedicata a
noi…dall’interno,” come sempre, la voce del Fantasma era impersonale, attutita
dalla maschera. Poteva stare ridendo come considerando seriamente la proposta.
Buck osservò per l’ennesima
volta i membri del NS seduti intorno alla tavola. E loro ricambiarono con
aperta diffidenza…
“È una proposta interessante:
del resto, le autorità possiedono già ampi dossier su di noi, le nostre
identità sono pubblicamente conosciute…credo che accordandoci su qualche
modifica a proposito del nostro rifugio potremo addivenire ad un accordo, Mr.
Cowan.”
“Davvero?!”
Il Fantasma annuì. “Non siamo
eroi, beninteso, ma il pubblico deve capire che il nostro obiettivo non è più
l’uomo della strada, nel bene o nel male: noi annienteremo il crimine
organizzato prosciugandolo dei suoi beni e dei suoi mezzi. Facciamo quello che
facciamo per il nostro puro beneficio. Scorrerà il sangue, Mr. Cowan: lei pensa
di potere rimanere obiettivo di fronte al nostro operato?”
Ancora una panoramica sui
presenti. Non conosceva quella ‘Lucciola’ o Lupa, ma a giudicare dall’ostilità
che la prima sembrava irradiare, dai modi della seconda, e dal contesto del
gruppo, c’era da scommettere che non avrebbe trovato in loro delle amiche. Il
Fantasma aveva ragione, e lui, perso nei suoi sogni di gloria, lo stava
finalmente realizzando: questi erano degli assassini, prendevano una vita umana
senza tanti scrupoli, avevano dato filo da torcere a parecchi eroi, inclusi i
VCO.
Sarebbe riuscito lui a
mantenersi obiettivo? Si sarebbe fatto prendere da un equivalente della
Sindrome di Stoccolma, descrivendoli come un manipolo di poveretti esclusi da
una società crudele con loro? O sarebbe caduto nella retorica perbenista,
cercando di mettere in guardia il mondo da una nuova minaccia per la società?
Buck pensò a Jack -lui sì che
era uno su cui la malasorte si era accanita! Un brav’uomo fregato dalle fasi
lunari, che aveva finito col mettersi con questi pazzi quando erano sotto la
guida del Sudario, nella speranza di
trovare una cura alla sua maledizione.
Il Sudario… Il sinistro eroe
aveva messo insieme il primo Night Shift ingannando i suoi stessi membri. A
loro diceva di volersi arricchire a spese del crimine organizzato, mentre li
guidava in azioni selettive, mirate, per beneficiare la società.
Il redivivo Fantasma aveva
appena dichiarato di fregarsene della società, e sembrava disposto a lasciarlo
mettere per iscritto…quindi, che cosa
ci avrebbe guadagnato? Pensava davvero che la legge avrebbe chiuso gli occhi di
fronte ad una possibile guerra sotterranea con tanto di morti?
Mano a mano che ci pensava,
Cowan si sentiva sempre più gasato: ne era sicuro, valeva la pena di correre il
rischio! Forse non avrebbe visto la fine del crimine a L.A., ma di certo
avrebbe avuto un best-seller fra le mani, se si fosse giocato bene le sue
carte. Piacesse o no al pubblico perbenista, al resto dei lettori piacevano le storie di crimine narrate
dai criminali!
Cowan si alzò in piedi,
appoggiandosi al tavolo. “Signori, in un modo o nell’altro vi renderò famosi!
Avete la mia parola.”
“Mettila come vuoi, per quel
che c’importa,” “A noi interessa solo mangiarci la torta.”
Buck rivolse uno sguardo molto perplesso al Fantasma, che disse,
“È il loro modo di dire di sì.” Seguirono una serie di assensi da tutta la
tavolata.
“Allora,
Mr. Cowan. Da dove vogliamo iniziare?”
La mano passò sull’orbita
vuota del teschio, cancellando l’immagine della riunione.
“Mmmh, così i cari amici hanno
deciso di tornare in affari senza
l’ausilio del sottoscritto…” la figura leggermente ingobbita, dalla pelle cadaverica,
che reggeva nella mano libera un badile, gettò il teschio nella fossa da cui
l’aveva preso. Quindi riprese il suo lavoro di interramento, in un cimitero
velato di nebbia, sotto la luce di una luna sanguigna.
“Davvero poco corretto, da
parte loro. E dire che avrei davvero
bisogno di qualcun altro a cui narrare una bella storia, sì… È passato un po’
troppo tempo da quando ho avuto visitatori nella mia casa…” Lo sguardo della
creatura nota solo come Digger si
spostò verso l’imponente e tenebrosa figura della dimora in questione: la Torre delle Ombre…